Nel lontano 1956, a pochi mesi di distanza dalla rovinosa frana che distrusse l’area del Muro delle Lame – cancellando una parte storica della città con edifici e luoghi di culto cari alla memoria dei vastesi -, per le strade di Vasto apparvero i minatori che con le lampade a petrolio in mano ed il caratteristico caschetto. Al mattino in fila indiana raggiungevano l’area sottostante il Muro delle Lame. Tutti si chiedevano: cosa devono fare i minatori a Vasto? L’interrogativo venne subito sciolto allorquando si capì che i minatori erano stati chiamati per realizzare due lunghe gallerie sotto l’abitato della Città per intercettare le acque delle falde acquifere sotterranee che avevano contribuito allo slittamento verso valle del costone orientale.
Un lavoro rischioso, durissimo, realizzato a colpi di piccone. In pratica il Genio Civile aveva elaborato un progetto, immediatamente finanziato dal Governo Italiano grazie all’intervento del Sen. Giuseppe Spataro, che prevedeva la realizzazione di due lunghe cunicoli armati a legno.
Da quel lontano 1956 ci risulta che solo in un paio di circostanze quei cunicoli sono stati ispezionati per verificare lo stato di manutenzione di quell’ardita opera idraulica. Uno dei due ingressi è tornato alla luce lo scorso anno in occasione delle operazioni di bonifica e di pulizia avviate nell’area sottostante il Muro delle Lame da chi ha ottenuto la gestione dell’intera area e dell’impiantistica sportiva presente. Nessuno è riuscito ad avventurarsi dentro quei due cunicoli che, ad un certo punto, si intersecano.
Sarebbe davvero necessario sollecitare il Genio Civile per il finanziamento di un progetto di bonifica di quelle due gallerie dalle quali, al momento, non esce più acqua finita non si sa dove.
E, guarda caso, l’ANAS vorrebbe realizzare la “Mini variante” della Statale Adriatica 16 andando ad intersecare quell’area con opere strutturali al momento sconosciute.
Ma sanno gli attuali dirigenti dell’ANAS che la strada Histonia 86, che collega Vasto alla Marina, ex strada statale di competenza di ANAS, prima dell’attuale definitivo tracciato per ben tre volte era scivolata a valle?
Lo sanno che quel fenomeno franoso interessò anche i binari della ex rete ferroviaria che si sviluppava a ridosso della scogliera della nostra Città?
E non sarebbe opportuno, prima di avventurarsi in “fantasiose” progettazioni, andare a studiare le carte e ad ispezionare i luoghi sui quali si ha intenzione di realizzare un’opera che distruggerebbe il panorama della nostra Città?
Peppino Forte